Gli inglesi e il bank holiday

Oltre a leggere riviste di gossip, tifare contro la squadra più forte, svelare il finale di una serie televisiva al tuo amico (rovinando così un’amicizia decennale), calare l’asso alla...

Oltre a leggere riviste di gossip, tifare contro la squadra più forte, svelare il finale di una serie televisiva al tuo amico (rovinando così un’amicizia decennale), calare l’asso alla prima mano e sortire lo stesso effetto della serie televisiva, una delle occupazioni preferite degli esseri umani è controllare quanti giorni festivi ci sono in un anno.

Avviene così: di solito a metà gennaio, ancora emotivamente sbronzi per le festività natalizie, sfogliamo il calendario alla ricerca del fatidico numero rosso, sognando ad occhi aperti gite, long weekend, dormite extra da programmare in quegli agognati giorni lontani dal lavoro o da scuola.

A volte però il destino ci sorride beffardo e scopriamo che la maggior parte delle festività cade di domenica!

Addio, dunque al weekend a Parigi e agli amici ritrovati; goodbye gite e osterie fuori porta e adieu sorpresa romantica all’amore lontano.

Tristi e delusi, ci rimettiamo a lavoro sperando che l’annata successiva sia più fortunata.

Questo disordine emotivo non avviene nel Regno Unito e in Irlanda poiché lì esistono le bank holiday (“festività bancarie”), specificate ogni anno attraverso un annuncio reale, in modo da spostare le festività che cadono nel fine settimana, e quindi non perderle.

Niente panico e nessuna festività perduta ma “primo lunedì di maggio, ultimo lunedì di maggio, primo lunedì di giugno etc”.
Svegli questi inglesi, non trovi?

E questo è il motivo per il quale

  • oggi, ultimo lunedì di Agosto, Training Vision – il nostro ufficio a Portsmouth – è chiuso
  • andare a fare uno stage o una vacanza studio nel Regno Unito può essere ancora più interessante.

Cosa resta da dire? Buon bank holiday!

 

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Do you know that?_Italiano

Laureato in Lingue e Letterature Straniere, ha vissuto a Torino, Barcellona, Valencia e Londra.
Appassionato di musica, letteratura, ricordi e sguardi fragorosi, in “Do you know that” scrive di elenchi, curiosità, consigli e viaggi (veri e immaginati).

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