Prove Invalsi: Sud vs Nord. Esiste una questione meridionale anche per la Scuola?

Studenti del Sud fanalino di coda dell’Italia per competenze in italiano, matematica e inglese. Almeno così sembrerebbe dai risultati delle prove Invalsi, nonostante gli esami di maturità abbiano premiato,...

Studenti del Sud fanalino di coda dell’Italia per competenze in italiano, matematica e inglese. Almeno così sembrerebbe dai risultati delle prove Invalsi, nonostante gli esami di maturità abbiano premiato, per valutazioni più alte, gli studenti meridionali rispetto a quelli del Nord. Ma realmente il livello di istruzione dei nostri ragazzi non è soddisfacente? Esiste una questione meridionale anche per la Scuola?

“Insegno da ventotto anni inglese e francese ed i miei alunni hanno ottenuto ottimi risultati nelle prove Invalsi. Non bisogna fare di ogni erba un fascio”, confuta la docente Carmela Di Napoli dell’Istituto “Felice Alderisio” di Stigliano. “Il mio è un paese molto piccolo ma i nostri allievi vengono stimolati al massimo. Personalmente, mi occupo di internazionalizzazione, Mini-Erasmus, Erasmus Plus Europei e progettazioni varie. Mi impegno per far conseguire ai miei alunni le certificazioni nelle lingue straniere. Piuttosto, il Ministero dell’Istruzione dovrebbe rendersi conto che tre ore settimanali di lingue sono oggettivamente poche. Noi insegnanti facciamo giochi di prestigio e senza alcuna remunerazione aggiuntiva ci diamo da fare per ottimizzare il livello dei nostri studenti. Parlare di inoperosità offende il lavoro di chi in silenzio si adopera per conseguire buoni risultati. Sono fiera di poter sottolineare che i miei alunni frequentano l’Università senza riscontrare difficoltà”.

Il vero gap è la mancanza di infrastrutture e la carenza dei trasporti. Le istituzioni devono lavorare di più per garantire a chi nasce in un piccolo paese del Sud la possibilità di accedere a Internet e a collegarsi con il resto del mondo. E gli sforzi degli insegnanti non riescono a scavalcare il muro dell’isolamento.

“Ma di che cosa stanno parlando i media”, ribatte la docente dell’Ipsia “Giorgi” di Potenza, Cinzia Zito. “La scuola in generale, sta facendo degli sforzi per la formazione dei docenti ma bisogna registrare che l’età media dei docenti è alta e non regge il passo con la modalità di apprendimento dei nostri alunni che è cambiata. C’è da dire che la realtà della scuola professionale è completamente diversa da quella dei licei. Non posso imporre a un ragazzo una ricerca approfondita perché non possiede un computer. A parte Potenza e Matera, le scuole dei comuni lucani risentono della mancanza di infrastrutture. Gli studenti hanno difficoltà a rimanere a scuola per le attività pomeridiane, perché mancano i trasporti, cosa che non avviene al Nord. Non esistono mense, non esistono palestre, mancano centri di aggregazione ed è normale che le scuole situate in tali contesti facciano registrare risultati così scadenti. Abbiamo subito molti tagli. Eppure, la Basilicata è un’isola felice perché un po’ si distingue dalla Campania e dalla Sicilia, dove ci sono realtà degradate. I dati Invalsi, però, vanno letti con molta attenzione. Non si può generalizzare. Nei nostri ragazzi c’è tanta buona volontà e ritengo che i risultati Invalsi non restituiscano una fotografia fedele”.

“Non mi sembra – evidenzia la Dirigente del Liceo “Peano” di Marsico Nuovo, Serafina Rotondaro – che la scuola al Sud sia più tormentata. Certo, ci sono delle problematiche maggiori, soprattutto nelle aree sottosviluppate, dove regna la criminalità. Le Istituzioni dovrebbero accompagnare le scuole per farle funzionare meglio. L’isolamento geografico incide su tante cose. Non basta la buona volontà degli studenti e dei docenti, la politica dovrebbe fare la sua parte. Per fare un esempio, quando realizziamo i progetti PON, che richiedono un monte ore esagerato, non registriamo l’adesione di tutti gli allievi perché molti abitano nelle campagne e fanno già tanti sacrifici per riuscire ad essere presenti durante le ore scolastiche. Gli insegnanti ce la mettono tutta, lavorano con i giovani ma non basta, bisogna aiutare a crescere sia la scuola sia il territorio, la politica dovrebbe investire di più. In primis migliorando le infrastrutture che ci penalizzano enormemente e poi in strumenti multimediali e luoghi di ritrovo affinché i nostri studenti possano avere validi punti di riferimento”.

Queste le voci di chi ogni giorno si spende con sacrificio e dedizione nelle scuole della Basilicata. Il quadro che ne esce non è sconfortante. Anche se con molte difficoltà, che scaturiscono dall’essere studenti “di periferia” o dal frequentare scuole di piccole paesi, il livello di preparazione degli studenti lucani non ha nulla da invidiare al Nord “più evoluto”.

Le nostre intelligenze sanno farsi largo, i nostri ragazzi sanno affrontare e vincere le sfide.

Piuttosto c’è da chiedersi se i test Invalsi sono un termometro affidabile per misurare la preparazione scolastica, se sono adeguati al tipo di insegnamento che le scuole italiane forniscono o se sono tarate su altri sistemi scolastici, tipo quello anglosassone. Il dibattito è aperto.

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