Soft skills: cosa sono, perché sono importanti e in cosa si differenziano dalle hard skills

L’esigenza che da alcuni anni connatura il nostro mondo contemporaneo nell’approcciarsi a dinamiche sempre più complesse ed interdipendenti le une con le altre si concretizza con la capacità di...

L’esigenza che da alcuni anni connatura il nostro mondo contemporaneo nell’approcciarsi a dinamiche sempre più complesse ed interdipendenti le une con le altre si concretizza con la capacità di padroneggiare le cosiddette soft skills, alias competenze trasversali. La stessa terminologia anglosassone che richiama alla somma delle competenze in questione evoca un’immagine contemporaneamente complementare ed opposta a quelle che si configurano come le competenze tradizionalmente apprese nei cicli di istruzione, o hard skills. Con queste ultime si intendono le competenze facilmente analizzabili da un punto di vista quantitativo ed attinenti a quegli elementi che tipicamente trovano posto in un curriculum vitae: grado di istruzione conseguito, certificazione linguistica ottenuta, titoli vari e similari.

Con le competenze trasversali, invece, il focus è imperniato su una serie di elementi che, benché suscitino a primo acchito una maggior difficoltà nel constatarne o meno la presenza, non devono far pensare a delle capacità vaghe ed inconsistenti. Al contrario, esse si identificano con una serie precisa e particolarmente vasta di capacità ed attitudini che agiscono, come la denominazione in questione esprime, trasversalmente alle capacità tradizionalmente acquisite nell’ambito istruttivo ed applicate poi nel lavoro. Esse non solo rappresentano un fine cui mirare per una maggiore professionalità e capacità di adesione a contesti lavorativi dinamici ed in evoluzione, ma anche il mezzo per gestire al meglio il proprio percorso scolastico o accademico e relazionarsi in maniera positiva al discorso esistenziale in maniera complessiva.

Se si è soliti affermare che le hard skills offrano delle conoscenze si potrebbe dire che, oltre a ciò, le soft skills plasmano un atteggiamento, una generale attitudine dell’individuo a rapportarsi con gli elementi, professionali e non, con i quali si trovi ad interagire. Più che il cosa esse si incentrano sul come, e ciò ne accresce ulteriormente l’importanza (e la relativa domanda di apprendimento) in un mondo abituato a muoversi sempre più rapidamente, precisamente ed efficientemente. E’ impossibile pertanto scindere l’idea delle competenze trasversali da quella della resilienza (che viene talora essa stessa inclusa nell’elenco dettagliato delle skills in questione). Il termine affiora originariamente dal linguaggio tecnico, ad indicare la capacità di un materiale di resistere a forze dinamiche, assorbendo energia. Per traslazione esso è stato poi adottato in ambito psicologico, volendo indicare la capacità di rapportarsi al cambiamento positivamente, sfruttandone gli effetti al fine di ottenere risultati e condizioni esistenziali anche migliori di quelle di partenza. Il concetto differisce pertanto da quello di resistenza, tradizionalmente riferito all’attitudine a resistere agli eventi avversi, ed in generale al cambiamento. La resilienza è al contrario la capacità di plasmare il cambiamento, per quanto sprigionato da cause potenzialmente negative ed avverse, in senso positivo e migliorativo. E’ logico tessere quindi un filo rosso fra lo sviluppo delle soft skills e la generazione di un maggior senso di resilienza, che assume tanta più importanza quanto il mondo cambia.

Storicamente l’introduzione della richiesta delle soft skills rappresenta una necessità da parte delle imprese, ed una presa di consapevolezza da parte del mondo dell’istruzione, relativamente recente. Per decenni le skills esplicitamente richieste dalle aziende sono rimaste le hard. Mutando il paradigma di riferimento, e cambiando pertanto i bisogni di imprese ed organizzazioni, è iniziata ad emergere la sempre maggiore richiesta di collaboratori dotati di competenze trasversali, che al di là del discorso strettamente tecnico andassero a cogliere i molteplici aspetti che, come vedremo, rappresentano l’ampio portafoglio delle skills in questione. Negli ultimi anni, poi, il trend di generazione di valore per l’impresa si è spostato decisamente a favore di queste ultime, facendo sorgere la necessità di creare specifici percorsi di apprendimento correlati. Ovviamente resta chiaro il legame fra le competenze strettamente tecniche e quelle trasversali, con le prime che risultano ancor più funzionali con l’implementazione delle seconde.

Volendo tentare di compiere un quadro riassuntivo dell’ampio ventaglio delle competenze destinate ad avere sempre più spazio e funzionalità nello sviluppo del XXI secolo è importante tenere presente come esse agiscano in senso olistico: si alimentano fra di loro e si rafforzano tanto di più considerandole come una sommatoria, anche perché le sfumature che le contraddistinguono molte volte delineano delle “zone di confine” intercomunicanti fra gli elementi riferiti ad una skill da quelli propri di un’altra. Fra le innumerevoli competenze è possibile identificarne le seguenti, che non escludono le altrettanto numerose collegabili:

  • Capacità di Leadership;
  • Pensiero critico (critical thinking);
  • Problem solving;
  • Public Speaking;
  • Storytelling;
  • Capacità di lavorare in gruppo (teamwork);
  • Intelligenza emotiva.

Nei prossimi articoli seguirà un’analisi per gruppi delle principali ed annesse tipologie di skills, con successivo riferimento a come esse siano funzionali tanto per il mondo dell’istruzione quanto per il mondo professionale.

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Vincenzo Orsi

Laureato in Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Basilicata, ed attualmente studente magistrale in Economia e Management presso la medesima università

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