La Formazione Continua dei Docenti: Strumento Chiave per l’Evoluzione dell’Istruzione

In un precedente articolo sul tema, si è sottolineata l’assoluta importanza che la formazione continua ha, pur considerandola fondamentale per qualsiasi professione, specificatamente rispetto alla classe docente, operante in...

In un precedente articolo sul tema, si è sottolineata l’assoluta importanza che la formazione continua ha, pur considerandola fondamentale per qualsiasi professione, specificatamente rispetto alla classe docente, operante in scuole di ogni ordine e grado.

Storicamente parlando, ed osservandola nel suo insieme, l’istruzione, tanto a livello nazionale, tanto considerandola in un’ottica globale, ha osservato dei cambiamenti, sovente iniziati in ottica riformistica, attraverso la mutazione dei programmi di studio e della quantità delle ore di lezione, mediante la diversificazione dei corsi di studio e la graduale estensione dell’obbligo scolastico. Tali elementi, pur con le ovvie differenze esistenti fra le diverse strutturazioni del mondo dell’istruzione in diversi paesi, evidenziano come il principio del cambiamento, e la sua necessità, non sia mai stato del tutto estraneo al mondo della scuola, e specialmente pertanto nel modo in cui la figura del docente tenda a costruire se stessa ed il rapporto con coloro che si trovino dall’altra parte della cattedra. Come detto precedentemente, però, la velocità con la quale il cambiamento si dipanava un tempo era chiaramente scandita sul ritmo di varie generazioni di studenti, e collettivamente intesa come derivante da decisioni che prescindevano il singolo e coinvolgevano la collettività. Ad oggi, la necessità dell’aggiornamento professionale, e pertanto della formazione continua, deve essere chiaramente non un elemento coercitivamente imposto dall’alto – per quanto la legge numero 107 del 2015 definisca la formazione del personale scolastico come “obbligatoria, permanente e strategica” – ma una necessità dell’individuo, della quale sia evidente tutta l’utilità. Il presupposto operativo alla base di non smettere di apprendere, e cambiare oltre ai programmi di studio le modalità con le quali si interagisca con la classe e si costruisca il rapporto con essa, e la sensibilità con la quale rapportarsi a contesti non sempre agevoli e prevedibili, è quello che soltanto continuando costantemente ad imparare si può trasmettere la stessa fiducia in un miglioramento continuo nei giovani uomini e nelle giovani donne che ci si trova davanti. Il focus deve essere orientato al fatto che la formazione continua non è un elemento che resta confinato nella sola forma mentis del docente, ma ha un impatto anche sui discenti, tanto più forte quanto più valida ed energica sarà stata la sua formazione. Il ruolo che i docenti hanno storicamente avuto, e che meriterebbe una sempre maggiore considerazione, non può fare altro che amplificarsi se essi rivestano di volta in volta del ruolo del formatore, educatore, motivatore e guida. L’azione di guida è parallelamente tale sia rispetto all’individuo che rispetto alla collettività che da quegli individui è composta come le tessere di un vasto e variegato mosaico, sottolineando ancora una volta come l’istruzione sia il primo e fondamentale veicolo per il costante progresso della società. Una società non istruita è una società senza futuro, ed è per questo che i docenti possono dotarsi di tutti quegli strumenti adatti a consentire alla società non di “non morire”, ma di essere costantemente vitalizzata e portata a far uscire da sé tutto il potenziale che reca al suo interno, scatenando circoli virtuosi di cui vadano a beneficiare tutti (docenti compresi).

Nel concreto, la formazione continua aiuta i docenti a prendere in mano i nuovi strumenti – tecnologici e non – offerti dal nostro tempo, ed utilizzarli per rispondere alle rinnovate esigenze degli studenti, al fine di ottenere dei risultati migliori nel loro complesso da parte di questi ultimi. Anche attraverso il confronto con metodologie e approcci propri di altre scuole ed altri docenti, è possibile allargare l’orizzonte delle good practices da impiantare nel proprio contesto di riferimento. Particolare attenzione viene data al tema delle componenti socio-emotive, e pertanto alla capacità di porsi in una modalità contemporaneamente empatica, coinvolgente ed attenta al variegato affresco delle sensibilità riscontrabili in una classe. Attuando un parallelismo con le discipline manageriali, si può tratteggiare la necessità che la figura del docente sia dotata d’una “leadership carismatica”, in grado di insegnare anche e soprattutto attraverso l’esempio virtuoso, riuscendo a suscitare la giusta dose di ammirazione e volontà di emulazione per delle capacità in primis umane, e con la dotazione di quelle medesime soft skills, alias competenze trasversali, delle quali il mondo contemporaneo ha grande bisogno, e che i suoi stessi studenti devono imparare a padroneggiare.

La formazione continua reca con sé un messaggio che delinea come ancora una volta sia la curiosità il volano che traghetta le persone, i gruppi e i sistemi di ogni complessità e dimensione ad uscire dalla propria comfort zone e sfidare dogmi e modalità pre-costituite per un miglioramento generale. Il lato funzionale dell’attuale epoca è poi dato dal fatto che l’accessibilità agli strumenti formativi calati in una simile ottica ed in un simile spirito non sia mai stata così fruibile (ed a sua volta in costante perfezionamento), rendendo il formarsi, ancor prima che utile, piacevole, per chi del sapere ha fatto l’orientamento della propria e delle altrui esistenze.

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Vincenzo Orsi

Laureato in Economia Aziendale presso l’Università degli Studi di Basilicata, ed attualmente studente magistrale in Economia e Management presso la medesima università

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