Sono passati quasi vent’anni. Vent’anni dal primo progetto di Mobilità transnazionale che abbiamo promosso e gestito. Il titolo era “Prometeo”, di rimando al Titano che aveva rubato il fuoco a Zeus per darlo agli uomini.
Il fuoco come metafora della conoscenza, come acquisizione di saperi e strumenti, al fine di elevare la condizione degli uomini ad un livello più alto di capacità, consapevolezza, dignità e perché no, di Bellezza.
La conoscenza passa attraverso lo studio, la formazione. Spesso si sente parlare male della formazione, di risorse spese in maniera impropria, di iniziative fine a se stesse.
E’ evidente, però, che, in estrema sintesi, non c’è crescita al di fuori di adeguati e idonei interventi sulle persone o sui territori. Non ci sono percorsi di sviluppo personali e professionali al di fuori di opportune esperienze formative e di apprendimento. Proprio per questo, però, l’attività formativa va ben organizzata e ben condotta.
La formazione è porre fiducia, e risorse, sulla possibilità umana di emanciparsi e realizzare se stessa.
All’interno di questo schema, la formazione in Mobilità, Learning by Moving, rappresenta un modo del tutto particolare ed efficace di apprendere.
Learning by Moving significa andare “da qualche altra parte” per realizzare una significativa esperienza di vita e di formazione al fine di meglio definire la propria personalità, la propria professionalità e avere, così, strumenti più efficaci per raggiungere i propri obiettivi personali e professionali,
“La vita è solo figura e sfondo” scrive Beckett. E lo sfondo, lo scenario, incide profondamente sulle sorti della figura. Incide, tanto per cominciare, sulla lingua che parliamo, sul nome con cui ci hanno insegnato a chiamare Dio, sui significati contrastanti di un nuovo sbarco (dalla speranza al fastidio, ipotesi meno conflittuale).
Più tecnicamente G. Bateson afferma che il “contesto vincola” .
La sfida che la formazione in Mobilità pone è proporre nuovi “sfondi”, nuovi “contesti”. Con la Formazione in Mobilità si sostituisce lo scenario, rassicurante, ma a volte sterile, della routine quotidiana dei giovani. Routine che, non sempre, rappresenta l’ambiente più idoneo dove crescere, misurarsi, estendersi.
Cambiando sfondo si obbliga la figura a nuove rappresentazioni, a redigere copioni inediti. Si è costretti a lavorare sul limite, a spingerlo oltre, che è poi il movimento della crescita.
In questi anni abbiamo visto ragazzi spaesati all’arrivo in una città nuova, confusi in una geografia insolita, tra linguaggi estranei e volti sconosciuti.
Li abbiamo visti prima annaspare, ma poi reagire, inventarsi e costruire nuove connessioni, esprimere capacità impreviste e alla fine ripartire, tornare a casa più forti, più sereni e consapevoli.
Non ci meravigliano affatto, pertanto, i risultati di autorevoli studi che documentano come i ragazzi che hanno svolto esperienze di formazione in mobilità transnazionale abbiano acquisito una “marcia in più” nella vita e nel lavoro.
Tra le innumerevoli ricerche citiamo un importante studio, della durata di due anni, svolto dalla Commissione Europea che ha raccolto informazioni tra circa 80.000 studenti. Inequivocabilmente è emerso che l’esperienza all’estero ha un grosso impatto su questi giovani. Un impatto importante che assume 3 dimensioni.
Sul versante Occupabilità e Sviluppo Professionale si dimezza il tempo di disoccupazione, aumentano i ruoli managerali (in Ungheria 9 manager su 10 sono ex Erasmus), maggiori sono le retribuzioni.
Si assiste ad una Crescita delle Competenze. I giovani che hanno vissuto un’esperienza all’estero sono più preparati nell’esprimere quelle competenze necessarie alle organizzazioni di lavoro dei nostri tempi e tanto richieste dai manager: Confidence • Tolerance • Vigour (problem-solving) • Curiosity • Serenity • Decisiveness
Vi è un Rafforzamento del networking e delle relazioni significative nella vita privata. L’affezione e l’attenzione all’Europa cresce inevitabilmente dopo una esperienza Erasmus rafforzando il sentimento di cittadinanza (Per saperne di più www.europa2030.it).
Con il Programma Comunitario Leonardo da Vinci prima ed Erasmus+ adesso, con i PON scuola, le opportunità del FSE, e tante altre iniziative, abbiamo assistito, negli ultimi decenni, ad una apprezzabile, per così dire, “democratizzazione” dei Grand Tour del XVII secolo.
Il perfezionamento del sapere attraverso il viaggio non più, dunque, esclusiva possibilità dei ricchi giovani dell’aristocrazia europea ma concreta opportunità per migliaia e migliaia di giovani d’Europa.
La formazione in Mobilità merita, a pieno titolo, considerazione, attenzione.
Con questa prima riflessione ETN Magazine inaugura un Osservatorio permanente sulla Formazione in Mobilità transnazionale.
Periodicamente, intendiamo offrire contributi per studiare e capire meglio il “fenomeno” della Formazione in Mobilità.
Analizzeremo strumenti, procedure, metodologie proprie della formazione in Mobilità.
Ospiteremo testimonianze di giovani, di docenti, di imprenditori al fine di cogliere, fino in fondo, senso e caratteristiche di questa particolare modalità di apprendimento. Parleremo approfonditamente di ricerche, risultati e di, eventuali, criticità.
Nel frattempo buon “Learning by moving” a tutti!