Information Literacy: come sviluppare le competenze digitali e contrastare l’analfabetsimo funzionale

Nell’ambito delle competenze digitali abbiamo visto finora i principali assi in cui si snodano e articolano le sue applicazioni e i vari segmenti che sono stati profondamente interessati e...

Nell’ambito delle competenze digitali abbiamo visto finora i principali assi in cui si snodano e articolano le sue applicazioni e i vari segmenti che sono stati profondamente interessati e investiti dalla rivoluzione 2.0.

Il mondo della comunicazione, in tutte le sue forme e strumenti, è uno tra questi ed anche il più consistente, poiché comunicare è uno dei gesti più importanti e frequenti che ciascuno di noi quotidianamente compie, in ogni parte del mondo e in qualunque momento. La condivisione di informazioni, eventi e sensazioni fa parte della nostra vita sociale ed è proprio in quest’ambito che gli effetti della rivoluzione digitale risultano più evidenti e sostanziali. È per questa ragione che la società ha bisogno di adeguarsi ai cambiamenti e alle trasformazioni e di formarsi nell’ambito che più le interessa, quello della comunicazione e delle informazioni.

Consultando le ricerche fornite dall’OCDE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si apprende infatti che esistono delle competenze di base dette “key information-processing competencies”, che riguardano l’interesse, l’attitudine e l’abilità degli individui ad utilizzare in modo appropriato gli strumenti socio-culturali, tra cui rientrano oggi a pieno titolo la tecnologia digitale e gli strumenti di comunicazione. Questi ultimi risultano fondamentali per accedere alle informazioni, gestirle, integrarle e soprattutto valutarle, al fine di costruire nuove conoscenze, di comunicare con gli altri e di partecipare più efficacemente alla vita sociale. Si caratterizzano quindi come una necessità non solo tecnica, ma anche sociale e culturale. Le competenze informative giocano infatti un ruolo importante anche nella vita quotidiana, influenzando lo stato di salute, la consapevolezza politica, la partecipazione attiva e consapevole alla vita pubblica.

La carenza o l’impossibilità di utilizzare in modo efficiente queste competenze di base genera di conseguenza quello che viene definito come analfabetismo funzionale, ossia l’incapacità di elaborare e comprendere in modo critico le informazioni. Secondo una recente ricerca dell’OCDE, le competenze linguistiche e matematiche degli adulti italiani sono tra le più basse, per questo è importante nonché urgente favorire sempre di più iniziative di Information Literacy, per contrastare l’analfabetismo informativo e contribuire a ridurre l’analfabetismo funzionale nelle sue differenti dimensioni e contesti.

Ma cos’è nello specifico l’Information Literacy? L’Unesco la definisce come “La competenza mediale e informativa che consiste nella conoscenza, nelle attitudini, nell’insieme delle abilità necessarie per riconoscere quando e che tipo di informazione è necessaria, dove e come ottenere quell’informazione, come valutarla criticamente una volta trovata e come utilizzarla in un modo etico”.

Il concetto quindi va molto al di là delle TIC propriamente dette, poiché include in maniera più ampia l’apprendimento, il pensiero critico e le abilità interpretative oltre i confini più strettamente professionali ed educativi. La competenza mediale e informativa comprende tutti i tipi di risorse informative che possono essere in forma orale, scritta o digitale. Ma sebbene l’ampliamento delle possibilità di accesso all’informazione abbia di per sé degli effetti positivi, come una fruibilità rapida e semplificata da parte di tutti e la democraticità degli strumenti, tuttavia senza le adeguate competenze non comporta automaticamente l’ampliamento della conoscenza, anzi. In questo caso, il flusso informativo generato dalle nuove tecnologie può creare al contrario degli effetti negativi, come disagio e frustrazione. È il cosiddetto information overload”, che possiamo trasporre in italiano come sovraccarico cognitivo, quindi nel momento in cui si ricevono troppe informazioni si verifica una sorta di blocco, che si traduce di fatto nell’incapacità di prendere una decisione o di sceglierne una specifica su cui focalizzare la propria attenzione.

Tale effetto, tale senso di inadeguatezza, può essere però neutralizzato o evitato, ma solo se si possiedono le specifiche abilità richieste per l’utilizzo delle nuove tecnologie, quindi l’Information Literacy per l’appunto.

Solo grazie all’acquisizione delle competenze digitali saremo finalmente in grado di cercare le informazioni in modo proficuo, imparando ad impostare i criteri di ricerca, a discernere tra le fake news e i dati reali. Questo è fondamentale per muoversi in sicurezza nel mare insidioso del web, specialmente se ci spostiamo poi sul mondo della scuola, in cui è cruciale individuare i percorsi più adatti, più sicuri e formativi per i cittadini di domani.

Emerge così un nesso strettissimo tra società, vita quotidiana e nuove tecnologie, in cui le sole parole in grado di stabilire armonia ed equilibrio sono formazione, impegno e competenze. Il mondo sta andando ormai in una direzione ben precisa, quindi non ci resta che armarci di bussola e seguire la rotta del cambiamento. Quello che troveremo alla fine del viaggio sarà tutto da scoprire.

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Anthea Claps

Laureata in Filologia classica presso l’Università Federico II di Napoli, ha una grande passione per l’arte, la musica e i viaggi. Animata da insaziabile curiosità, sostiene l’importanza della cultura e del “never stop training”. Con lo stesso spirito si occupa di e-learning presso ETN.

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