Didattica digitale: Facebook come strumento di connessione, condivisione e approfondimento

La scorsa volta abbiamo parlato di Edmodo, il social learning che ha rivoluzionato la vita di insegnanti e studenti e che ha segnato una svolta importante nel turbinio di...

La scorsa volta abbiamo parlato di Edmodo, il social learning che ha rivoluzionato la vita di insegnanti e studenti e che ha segnato una svolta importante nel turbinio di trasformazioni che, con l’avvento del web, hanno investito non solo la società in generale, ma soprattutto il settore della didattica e dell’apprendimento. Edmodo non è però certo l’unico social network ad essere impiegato in ambito formativo, ce ne sono molti altri che da qualche anno a questa parte vengono adottati sempre più spesso come valido supporto per la didattica.

I social network infatti, nati come servizi online in cui potersi relazionare con conoscenti ed amici, consentono di comunicare, di condividere informazioni e stati d’animo, di pubblicare link, immagini e video. Rappresentano in sostanza delle piazze virtuali in cui si possono generare dei gruppi, può nascere una community.

I social sono ormai diventati indispensabili al giorno d’oggi, servono per rafforzare le connessioni reali, interagire con gli amici, aggiornarsi sul loro stato, conoscere nuove persone (di solito amici di amici), condividere i propri interessi, conversare e partecipare. L’ultimo Global Digital Report di We Are Social e Hootsuite rivela che gli utenti di Internet crescono in media di oltre un milione ogni giorno. Il numero di utenti dei social media in tutto il mondo è salito a quasi 3,5 miliardi all’inizio del 2019, con 288 milioni di nuovi utenti negli ultimi 12 mesi, portando l’utilizzo globale al 45%. Che dire poi dei nativi digitali. Il 90% dei bambini e degli adolescenti utilizza le chat, mentre il 17% resta connesso tra le 5 e le 10 ore al giorno. Questo ha portato negli ultimi anni a triplicare l’uso di Internet per fini di studio. Il 98% ha un gruppo WhatsApp, il 58% chiede aiuto ai social network per svolgere i compiti a casa e il 40% utilizza i motori di ricerca per risolvere gli esercizi.

Diventa subito chiara quindi, alla luce di questi dati, la scelta di trasformare queste piattaforme social, su cui i ragazzi trascorrono la maggior parte del loro tempo, in validi strumenti per la didattica e l’apprendimento, settati secondo il loro linguaggio e le loro esigenze. D’altra parte, è noto che per molti docenti i social rappresentano ancora l’antitesi della cultura, dello studio e dell’apprendimento. Sono considerati distrattivi, superficiali, inutili e molto spesso dannosi per gli alunni e per la loro crescita. È proprio per questo che è importante formarsi nel campo delle competenze digitali, per comprendere i nuovi meccanismi e le potenzialità in seno ai nuovi strumenti come i social network e come possono essere impiegati in maniera costruttiva dagli studenti. Solo in questo modo i docenti potranno educare i ragazzi alla consapevolezza dell’uso di uno spazio pubblico, integrando i social network nella didattica al fine di condividere materiali, opinioni e riflessioni, di collaborare a vari livelli, di interagire e utilizzare la multimedialità come alternativa alla lezione classica. Trattandosi di un mezzo di comunicazione, i social consentono poi di partecipare alle attività e alle discussioni, di trovare risorse, informazioni, eventi, con il vantaggio della dimestichezza parte degli studenti, essendo canali comunicativi di uso quotidiano.

Pensiamo a Facebook ad esempio e non solo a quello che è oggi, ovvero il secondo sito più visitato al mondo, preceduto solo da Google, ma torniamo indietro di qualche anno, precisamente al 2004, quando venne fondato a Cambridge, negli Stati Uniti, da Mark Zuckerberg e dai suoi compagni di college Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes. Ebbene questa piattaforma era stata progettata esclusivamente per gli studenti dell’Università di Harvard, poi fu resa accessibile anche agli studenti di altre scuole nella zona di Boston, della Ivy League e della Stanford University. Solo successivamente fu aperto agli studenti delle scuole superiori e poi a chiunque avesse più di 13 anni. Quindi già al momento della sua crezione Facebook era stato ideato come uno strumento rivolto agli studenti, per creare connessioni tra loro, per scambiarsi e condividere materiali, per aiutarsi a vicenda nella preparazione degli esami e così via. Per certi versi, nonostante la sua gigantesca diffusione, è ancora così. Una ricerca condotta in Cina infatti, pubblicata sull’International Journal of Networking and Virtual Organisations, ha analizzato il comportamento degli studenti su Facebook, scoprendo che può essere di due tipi: sociale ed educativo. Il comportamento educativo si concretizza proprio nell’utilizzo di Facebook al fine di approfondire gli argomenti trattati in classe, colmare eventuali lacune o incomprensioni e richiedere appunti di lezioni mancate.

Molti studenti tra quelli osservati nella ricerca contattano i propri professori e i compagni al fine di migliorare l’andamento scolastico e non per distrarsi davanti al computer. In questo caso, Facebook è utilizzato come contenitore di informazioni utili e non come luogo di comunicazioni vuote e sterili, quindi davvero può migliorare l’approccio allo studio, può diventare un ottimo strumento per favorire i processi di apprendimento, sfruttandone l’immediatezza e la possibilità di contattare istantaneamente qualcuno, sia singolarmente che come gruppo.

Un altro social network altrettanto famoso e sempre più utilizzato ai fini dell’apprendimento è Twitter, ma ne parleremo meglio nella seconda parte di questo articolo.

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Anthea Claps

Laureata in Filologia classica presso l’Università Federico II di Napoli, ha una grande passione per l’arte, la musica e i viaggi. Animata da insaziabile curiosità, sostiene l’importanza della cultura e del “never stop training”. Con lo stesso spirito si occupa di e-learning presso ETN.

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