L’IMPEGNO DI MAMMA ERASMUS PER I GIOVANI EUROPEI

«Un’arrabbiatura e un’umiliazione: ecco la genesi dell’Erasmus. Ho promesso a me stessa che nessun altro studente avrebbe dovuto subire un’offesa come quella che avevo patito io». Gli occhi vivi...

«Un’arrabbiatura e un’umiliazione: ecco la genesi dell’Erasmus. Ho promesso a me stessa che nessun altro studente avrebbe dovuto subire un’offesa come quella che avevo patito io». Gli occhi vivi e curiosi, la lingua veloce e forbita, la testa che corre nel tempo connettendo date e dati, aneddoti e visioni:  sorride, con affetto e orgoglio, quando le si chiede se è vero che allievi e colleghi di mezza Europa l’hanno soprannominata «Mamma Erasmus».

Sofia Corradi, 82 anni, è la persona a cui quattro milioni di studenti devono dire grazie: è lei che, per prima, nel 1969 ha ipotizzato nero su bianco un programma di mobilità tra atenei.

Un merito ora consacrato dal prestigioso Premio «Carlo V», che il 9 maggio scorso, festa dell’Europa, le è stato assegnato dal Re di Spagna Filippo IV e dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.

E così, mentre l’Unione Europea prende forma, nel 1976 per la prima volta esami sostenuti da studenti italiani in Francia vengono, a fatica, ritenuti validi: la sperimentazione di quello che, seguendo le lentezze della burocrazia, nel 1987 sarebbe diventato l’Erasmus.

«Studiare all’estero mi ha cambiato la vita – conclude la Corradi – ed è quello che ancora oggi racconto agli studenti nei tanti incontri che faccio. La cosa bella è che dopo le chiacchierate spesso si va a cena insieme, e quasi sempre mi chiedono di andare in discoteca con loro. Un’amica psicologa mi ha detto che è un modo per ringraziarmi per averli incoraggiati a volare fuori dal nido, ed è il massimo per un educatore: prima o poi mi sa che accetterò l’invito».

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