Comfort zone: e se la formazione in mobilità potesse aiutare a superarne i confini?

Sapete quanto riguarda ognuno di noi questo argomento? Con “ognuno di noi” intendo proprio tutti: me, i colleghi, i docenti, ma soprattutto gli studenti con cui e per cui...

Sapete quanto riguarda ognuno di noi questo argomento?

Con “ognuno di noi” intendo proprio tutti: me, i colleghi, i docenti, ma soprattutto gli studenti con cui e per cui lavoriamo e cresciamo, insomma chiunque! Io l’ho scoperto di recente un giorno al lavoro parlando di motivazione e stimoli e… leggete un po’ cosa ne è venuto fuori…

Secondo una definizione della Psicologia Comportamentale, la comfort zone è: << La condizione mentale in cui la persona agisce in uno stato di assenza di ansietà, con un livello di prestazioni costante e senza percepire un senso di rischio.>>

Ma noi tutti, sappiamo quanto può essere dannosa questa condizione?
Sappiamo quanto ci limiti, seppur regnino familiarità, consuetudini e un totale ambiente di agio?

Pensando al mio lavoro, mi chiedo: e se mettersi alla prova, vivendo anche il disagio delle nuove esperienze e dell’ignoto, potesse servire ad espandere la propria ZDC?

Se uscendo dagli schemi, dalla routine, abbracciando nuove esperienze, visitando posti sconosciuti e acquisendo nuove skills, si potesse interrompere quel meccanismo quasi “malato” che non ci permette di crescere e migliorare?

E’ così che scopriamo, quindi, che rappresenta solo un “costrutto psicologico”, emozionale e comportamentale che ci fa accomodare nella vita quotidiana tendendo a farci rendere il minimo indispensabile.

Uno studente che parte per un Erasmus, ad esempio, si ritrova certamente ad affrontare le esperienze con un po’ di fatica, insicurezza, stress, ansia…ecco, lo STRESS e l’ANSIA, due nemici nel quotidiano, ma una combo quasi perfetta per rientrare nella zona ottimale di apprendimento, quella in cui siamo capaci di imparare cose nuove, di migliorare e di superare i nostri limiti.

Quindi?

Allargare la ZDC: la mobilità e la formazione come “scorciatoia” verso la via d’uscita.

La chiave di volta potrebbe essere, appunto, modificare questo setting e spingersi oltre perché il più delle volte, sentirsi a proprio agio, vuol dire solo una cosa: RIMANERE BLOCCATI.

E tu, sei disposto a capire cos’è per te la comfort zone?

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