YOUTHShare: valori e opportunità per i NEET

Tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate ad ogni individuo. (A. Einstein) E ancora di più a ogni giovane… perché i giovani sono il motore e il futuro di...

Tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate ad ogni individuo. (A. Einstein)

E ancora di più a ogni giovane… perché i giovani sono il motore e il futuro di una società. Soprattutto i giovani che si escludono da essa, dal normale percorso all’interno di essa che inizia con la scuola dell’ obbligo e termina con il complicato e temuto periodo che corrisponde all’ingresso nel mondo del lavoro. In questo quadro si inseriscono i NEET, acronimo che corrisponde all’inglese “not (engaged) in education, employment or training“, che individua una fascia di persone di specifiche fasce di età che non studia, non è impegnata nella propria formazione e non è neppure occupata. Per formazione si intende qualsiasi tipo di percorso di formazione o istruzione sia scolastica che universitaria, corsi professionali (stage, tirocini, ecc), attività educative (seminari, conferenze, lezioni private, ecc), con la sola esclusione delle attività formative ‘informali’ come l’autoapprendimento. Quindi dalla condizione di NEET sono esclusi non solo i giovani impegnati in processi formativi regolari (detti anche formali), ma anche quelli che svolgono attività formative cosiddette non formali.

Il termine è stato usato per la prima volta nel luglio 1999 dalla Social Exclusion Unit, all’epoca ente governativo della Gran Bretagna, per classificare una determinata fascia di popolazione in quel caso tra 16 e i 24 anni, ma questo range varia a seconda dei contesti nazionali. Infatti in Italia l’indicatore statistico si riferisce alla fascia tra i 15 e i 29 anni e secondo gli ultimi dati forniti da Eurostat riferiti al periodo 2013/2017 in Italia i NEET rappresentano il 24,1% dei giovani tra i 15 e i 29 anni, precedendo Grecia (21,3%), Bulgaria (18,9%), Croazia (17,9%), Romania (17,8%).

Dunque tantissimi giovani, centinaia di migliaia nel nostro Paese, vivono il loro quotidiano in questa condizione sociale, che oltretutto rischia di sfociare in fenomeni negativi quali emarginazione, mancanza di prospettive ma anche problemi psicologici, disagio socio-economico e disagio emotivo, con ricadute notevoli per la società intera.

Prendendo i dati più recenti temporalmente, nel 2017 il numero di giovani NEET 15-29 anni in Italia è pari a circa 2 milioni e 190 mila, con una flessione dell’1,1% rispetto all’anno precedente e con una diminuzione del numero di NEET a partire dal 2015 (-2,7% rispetto al 2014), flessione che si accentua nel 2016 (-5,7% rispetto al 2015) e continua ancora nel 2017.

I dati risultano più complicati da aggregare e individuare se consideriamo i NEET migranti, essendo una fascia di società e di popolazione più complessa da inserire in dati precisi e ristretti; possiamo però segnalare che il 15% dei giovani che non studiano, non lavorano e non fanno formazione è cittadino straniero, in particolare l’11% di essi è extracomunitario e il 4% rientra invece nel territorio comunitario.

In questo scenario così delineato si inserisce e opera il progetto YOUTHShare, finanziato dall’Islanda, dal Liechtenstein e dalla Norvegia attraverso l’SEE (Spazio Economico Europeo) e il Fondo di sovvenzioni della Norvegia per l’occupazione giovanile; il capofila è l’Università dell’Egeo ma comprende in tutto 5 Paesi europei: Italia (Sistema Turismo, GAL La cittadella del sapere, Comunità Montana Alto Basento), Cipro (Neapolis University Pafos, Centre for the Advancement of Research and Development in Educational Technology, Cyprus Authority for Cooperative Societies), Spagna (Catholic University of Murcia, Educational association for integration and equality) e Grecia (Network for Employment and Social Care), Norvegia (Fafo – Institute for Labour and Social Research), Paesi i primi che rappresentano aree geografiche accomunate da tassi di NEET piuttosto alti. Il primo step, a cui stanno lavorando con dedizione e impegno i centri di ricerca e le università partner del progetto, è quello di acquisire ed elaborare dati e informazioni focalizzandosi sulle caratteristiche socio-economiche dei NEET attraverso le attività di ricerca dei partner preposti.

Il passo successivo sarà poi quello di elaborare e costruire metodi e attività innovativi per migliorare l’integrazione di questa fascia della società e il loro inserimento nel mercato del lavoro, per intervenire e cercare di incidere al fine di arrivare ad abbassare le percentuali purtroppo ancora piuttosto alte di NEET nelle aree territoriali in cui il progetto fa riferimento. Questo progetto inoltre intende concentrarsi su una fascia di popolazione NEET più specifica, ossia donne e migranti, e su due settori ben precisi già individuati che sono sharing economy e economia sociale.

Questo progetto può risultare piuttosto ambizioso e impegnativo, ma tutti noi partner, che ne siamo parte integrante e che crediamo molto in questa iniziativa, lavoreremo affinchè gli obiettivi individuati vengano il più possibile realizzati per migliorare la vita di questa parte di popolazione, debole e spesso emarginata ma purtroppo ancora troppo consistente, delle nostre società.

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Laureata in lettere moderne, con la passione per la cultura classica, i gialli e gli animali. Un paio di anni fa ha ‘adottato’ a distanza un meraviglioso bimbo etiope di 5 anni di nome Emmanuel, a cui pensa tutti i giorni e a cui augura una vita felice e serena. Vive a Potenza, dove passa le sue giornate con la sua famiglia in compagnia di Miss Marple, Jessica Fletcher e tanti cani e gatti.

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