L’Alternanza Scuola-lavoro non è uno stage ma un’opportunità

La Professoressa Caterina Mangiaracina, docente di materie letterarie presso l’Istituto Tecnico Tecnologico “G. B. Amico” di Trapani ed esperta di Alternanza Scuola-Lavoro, ci ha inviato questo articolo dove esprime...
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La Professoressa Caterina Mangiaracina, docente di materie letterarie presso l’Istituto Tecnico Tecnologico “G. B. Amico” di Trapani ed esperta di Alternanza Scuola-Lavoro, ci ha inviato questo articolo dove esprime le sue idee e le sue riflessioni proprio sull’Asl.

Si confonde, spesso, con lo stage o con tante altre forme di contatto, più o meno strutturato, tra universo scolastico e mondo del lavoro. Nella più fortunata delle ipotesi, gli si attribuisce il valore (pur sempre riduttivo) di applicazione pratica dell’impianto teorico appreso in classe. Ma l’Alternanza Scuola-Lavoro non è uno stage (o, meglio, non è solo quello), non è neppure un tirocinio (o, ancora, non è solo quello) né un semplice segmento aggiuntivo che si somma alle tradizionali attività scolastiche.

L’Asl inizia in classe, è una metodologia che nasce tra i banchi di scuola, è uno strumento che rompe gli schemi del tradizionale quadro orario, che abbatte i muri tra le discipline, che rende attivo l’apprendimento, senza rinunciare al valore epistemologico delle discipline. In realtà, un percorso ASL dispiega tutto il suo potenziale formativo solo se accompagnato da un profondo ripensamento della prassi didattica quotidiana.

In una società complessa come la nostra, l’obbligo dell’Alternanza deriva dalla necessità che tutto il sistema scolastico si rinnovi per rispondere alle nuove esigenze degli studenti, delle famiglie e delle imprese.

Giuseppe Bertagna, già oltre 10 anni fa, richiamava la necessità di passare da una scuola parlata e seduta ad una scuola agita, in movimento e “produttiva”, e agita, in movimento e “produttiva” perché riflessiva, critica, “intelligente”, nelle cose e nelle situazioni.

Per fare ciò, è necessario che la lezione frontale ceda il passo alla didattica laboratoriale, a una didattica che non necessariamente debba svolgersi in uno specifico spazio fisico (appunto, il laboratorio), ma a una didattica che abbia il laboratorio come approccio mentale, una didattica che metta al centro lo studente, con il suo stile di apprendimento, con il suo background culturale e sociale, con le sue conoscenze pregresse, con le sue abilità e con i suoi “atteggiamenti” perché tutto ciò che impara possa essere germoglio di nuovi e ulteriori apprendimenti, secondo il modello più autentico di Lifelong Learning.

Ecco che l’Asl amplia le prospettive, creando nuovi modelli formativi collegati all’apprendimento esperienziale che sviluppa competenze e che trasforma saperi in sapere agire.

L’alternanza, per uno studente, può diventare ponte tra il suo presente e il suo futuro.

Ecco che tutte le discipline, anche quelle erroneamente considerate estranee all’Alternanza (italiano, storia, filosofia, matematica, ecc.) devono sviluppare metodologie formative in situazione per garantire allo studente l’acquisizione di competenze da utilizzare sia per migliorare l’apprendimento sia per un più agevole inserimento nel mercato del lavoro o per una scelta più consapevole per proseguire gli studi.

In sostanza, più che un obbligo, se correttamente interpretata, l’Alternanza Scuola-Lavoro è una opportunità. Lo è per lo studente e lo è per la scuola. Sul piano organizzativo, rilancia il rapporto tra scuola e territorio, mentre, sul piano didattico-metodologico, segna il passaggio da una concezione quantitativa dell’insegnamento ad una concezione qualitativa che vede lo studente non più come un contenitore da riempire, ma come persona in grado di sviluppare competenze spendibili nella vita, privata o professionale che sia. Tutto ciò riflettendo su metodi e contenuti “raccolti” dalle discipline di cui devono essere individuati i nuclei fondanti, i saperi essenziali. Strategico, ovviamente, il ruolo dei docenti che devono concentrarsi più sulla progettazione di percorsi personalizzati sul contesto classe (se non sul singolo studente) in relazione al territorio (inteso in senso ampio e, quindi, anche globale) che sulla programmazione di lezioni valide per tutti e troppo spesso per nessuno o, al massimo, per pochi.

Nell’Alternanza Scuola-Lavoro, istruzione e vita si abbracciano, vanno oltre quelle discontinuità di cui la scuola soffre ancora. Al centro dell’Alternanza c’è la vita, la realtà. Attraverso l’Alternanza, il lavoro, con il suo approccio alla realtà, può entrare nel concreto svolgersi del processo formativo affinché la scuola sia sempre meno distante dalla vita reale.


La Professoressa Caterina Mangiaracina è stata docente di materie letterarie in diversi Licei e Istituti siciliani, attualmente insegna presso l’Istituto Tecnico Tecnologico “G. B. Amico” di Trapani. E’ giornalista professionista ed ha collaborato con diverse testate giornalistiche cartacee e online. E’ esperta di formazione, progettazione europea e Alternanza Scuola-Lavoro.
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